Analisi di bilancio

 

 

Un critico teatrale è una persona che sorprende il drammaturgo spiegandogli cosa ha voluto dire.

Wilson Mizner

 

 

Potresti indicarmi un metodo efficiente e rapido per chi intenda servirsi del bilancio di un’azienda?

 

Ti insegnerò come eseguire un’analisi di bilancio che, a torto, è comunemente considerata poco più di un semplice esercizio di aritmetica, o, comunque, strumento di lavoro di operatori che utilizzano i bilanci aziendali per scopi particolarissimi, quali, ad esempio, la speculazione in Borsa o la concessione di un credito.

L’analisi di bilancio rappresenta il passo immediatamente successivo alla semplice lettura del bilancio e richiede solo poco impegno aggiuntivo, mentre consente un fondamentale salto di qualità tra la semplice conoscenza dei fatti aziendali e la loro effettiva comprensione.

 

Chi si avvale di questa pratica? e quando?

 

Le persone che possono trarre vantaggio dalla analisi di bilancio sono tante quante quelle che utilizzano i bilanci di un’azienda, al fine di trarne elementi di supporto a qualsivoglia decisione. Tra queste persone possono facilmente identificarsi le seguenti:

 

¾   l’imprenditore, per comprendere meglio la posizione della propria azienda rispetto alla concorrenza;

¾   il dirigente, per valutare l’effetto delle proprie decisioni;

¾   il dipendente, per valutare la solidità e le prospettive di sviluppo della società per cui lavora;

¾   il consulente aziendalista, in sede d’indagine conoscitiva e di diagnosi delle situazioni da sanare;

¾   il sindaco, in sede di discussione e di valutazione della bozza di bilancio;

¾   il revisore contabile, in sede d’indagine conoscitiva, al fine di identificare e valutare le aree di rischio per definire la natura, la tempistica e l’estensione delle verifiche da effettuare;

¾   il consulente fiscale, in sede di definizione delle politiche di bilancio;

¾   l’ispettore fiscale, in sede di identificazione preliminare delle possibili aree da esaminare, o, addirittura, in sede di accertamento induttivo;

¾   il gestore di capitali, per identificare le aziende oggetto di investimento;

¾   il risparmiatore, per avere un’idea della bontà dell’investimento fatto;

¾   il responsabile fidi, in sede di valutazione del limite di credito accordabile ad un’azienda cliente. A questo proposito considera che esistono autorevoli studi tendenti alla previsione dello stato d’insolvenza attraverso l’analisi di bilancio. È recente l’accordo interbancario, noto come Basilea 2, che si propone di valutare la capacità di affidamento delle aziende in base ad un rating ottenuto mediante l’analisi dei bilanci.

 

Ciascuno potrà soddisfare le proprie esigenze utilizzando una metodologia comune.

 

Quanto tempo occorre per un’analisi di bilancio? e quale preparazione?

 

Pochi calcoli, fatti anche nei ritagli di tempo, permettono di giungere a un elevato grado di comprensione dell’azienda esaminata o, almeno, a indirizzare correttamente le ulteriori indagini da effettuare.

Merita rilievo la caratteristica dell’affidabilità. L’analisi di bilancio viene ovviamente effettuata sulla base delle informazioni esposte nel bilancio stesso. È quindi intuitivo che, più i bilanci sono redatti secondo metodologie di generale adozione e le varie voci sono valutate in conformità a criteri di generale accettazione, più le analisi che partono da questi dati possono avvantaggiarsi dell’attendibilità e comparabilità dei risultati raggiunti.

A questo tende tutto il processo di redazione di schemi unificati di bilancio e di statuizione di principi contabili di generale accettazione. Pur essendo stati compiuti notevoli progressi negli ultimi anni, per certi versi questo processo può dirsi ancora abbastanza lontano dal punto di stabilizzazione.

La statuizione di norme di generale accettazione in materia di bilanci è un fatto troppo importante e utile per poter essere trascurato a tempo indefinito. L’utilità, in genere, fa premio su ogni altra considerazione, come si può notare in tutti i campi della tecnica e, se gli ingegneri sono riusciti a trovare accordo perfino sull’unificazione del passo delle viti, non dovrebbero frapporsi ostacoli insormontabili all’unificazione globale della normativa sull’informazione societaria.

 

Tra i requisiti dei bilanci oggetto di analisi c’è quello della verità?

 

In realtà, anche bilanci non veritieri, purché redatti secondo criteri uniformi nel tempo, possono essere utili all’analisi; il fattore che viene penalizzato in tali casi è solo quello della comparabilità dei risultati ottenuti con quelli di altre aziende.

I già citati studi diretti alla previsione di stati d’insolvenza evidenziano proprio il fatto che i bilanci, comunque redatti, hanno pur sempre un valore informativo sulla realtà della situazione aziendale. Si potrebbe affermare che l’analisi del bilancio riesce a far emergere un grado di verità che il bilancio stesso non possiede, è, in altre parole, capace di rilevarne la coerenza interna.

Questa caratteristica viene messa maggiormente in luce qualora all’analisi del bilancio vengano abbinate tecniche di indagine mutuate dalla teoria statistica. In questi casi è addirittura possibile quantificare la probabilità di errori d’importo predeterminato o, simmetricamente, l’importo massimo di errore associato a una certa probabilità.

L’analisi di bilancio guadagna in affidabilità quanto più l’oggetto delle indagini viene ampliato nello spazio e nel tempo: tre bilanci consecutivi illustrano la situazione di un’azienda meglio di uno solo. È intuitivo che l’avere calcolato il rapporto tra “attivo corrente” e “passivo corrente” pari a 1 ha certamente una rilevanza, ma piuttosto limitata; è molto più interessante sapere che, per l’esercizio precedente, detto rapporto era pari a 0,75 e, ancora più interessante, sapere che per la media dei concorrenti questo stesso rapporto è pari a 1,26.

 

Porta qualche esempio di metodo.

 

La metodologia dell’analisi di bilancio si avvale dei due filoni classici del ragionamento: deduzione e induzione.

Come è noto si procede per deduzione quando, note le cause, si ricercano gli effetti. Si parla invece di induzione quando da una serie coordinata di (presunti) effetti si tenta di formulare delle ipotesi che siano in grado di giustificarli come cause.

Il metodo deduttivo si basa sulla riclassificazione dei bilanci e sulla successiva costruzione di indici, al fine di evidenziare tendenze da comprendere e farsi spiegare.

È opportuno, per fissare le idee, avere presente il seguente schema di classificazione delle “parti” dello Stato Patrimoniale, che è peraltro reperibile in ogni libro dedicato all’argomento:

 

Attivo

Passivo

 

 

Corrente

Corrente

A lungo
termine

Capitale circolante

 

Immobilizzato

 

Patrimonio
netto

 

E facile vedere come i “blocchi” siano costituiti dalla classificazione delle voci di bilancio tra correnti e immobilizzate e dalla netta separazione del patrimonio della società.

Ottenere questa classificazione dal bilancio, redatto secondo lo schema del Codice Civile, non è immediato, ma non dovrebbe neppure comportare eccessive difficoltà. In pratica, si tratta di riepilogare le voci secondo lo schema della Tabella 1 (allegato) desunta da uno dei tanti testi che trattano l’argomento. Non esiste uno schema migliore in assoluto, in quanto è buono quello schema che mette in evidenza le informazioni che realmente servono: nulla di più, nulla di meno.

 

Ma dal bilancio si capisce qual è l’attività dell’impresa? che cosa produce? chi ci lavora?

 

Più complessa è la questione della riclassificazione del Conto Economico. Come è noto, la classificazione di costi e ricavi prevista dal Codice Civile prevede il raggruppamento delle voci “per natura”, cioè, in pratica, poco importa se un dipendente ha lavorato in un reparto di produzione piuttosto che in amministrazione oppure si sia impegnato nella vendita dei prodotti: il suo costo finirà comunque nella voce “spese per prestazioni di lavoro subordinato”.

La dottrina e la pratica riconoscono invece grande utilità al raggruppamento delle voci “per destinazione”, metodo secondo il quale va perso il dato del costo totale del personale, ma viene evidenziata l’incidenza di tale voce di spesa sulle varie attività del ciclo aziendale (addetti alla produzione, addetti alla vendita, uffici di direzione, passacarte, ecc.).

Un’ulteriore utile analisi potrebbe essere fatta distinguendo i vari tipi di costo tra fissi e variabili. ma a questo punto si tratta di chiedere troppo ai bilanci pubblicati e pertanto non conviene approfondire l’argomento, che ci porterebbe tra l’altro a riconoscere che non esistono costi totalmente fissi o totalmente variabili.

Occorre notare il fatto che gli schemi di riclassificazione del Conto Economico, che tentano di realizzare il raggruppamento “per destinazione”, si scontrano col fatto che un piano dei conti studiato “per natura” non può superare i propri limiti.

Uno schema utile da realizzare per i nostri fini, in forma scalare, è il seguente:

 

Ricavi Netti

Costo del Venduto:

Materiali

Personale

Spese produttive

Ammortamenti

Margine Lordo

Spese operative:

Ricerca e sviluppo

Spese di vendita

Generali e amministrative

Utile Operativo

Proventi e oneri diversi:

Proventi e oneri finanziari

Proventi e oneri patrimoniali

Utile Ordinario

Proventi e oneri straordinari

Utile prima delle imposte

Imposte

Utile Netto

 

Sulla base delle suddette informazioni è possibile costruire gli indici presentati in Tabella 3 (allegato) e scelti tra quelli più utilizzati e di maggior valore indicativo per l’analisi.

Per meglio illustrare la metodologia è opportuno procedere con un esempio concreto che mostri l’andamento degli indici stessi nonché l’indagine sulle cause che hanno originato le variazioni identificate (Tabelle 2a e 2b in allegato).

 

Sulla base di quanto esposto, è possibile formulare i seguenti commenti:

 

1.     Le attività correnti sono aumentate complessivamente del 31,5% e in particolare sono aumentati i crediti verso clienti del 28,6% e le rimanenze del 71,4%. Le altre voci dell’attivo corrente non presentano variazioni degne di nota. È tuttavia un fatto da esaminare con la massima attenzione il mancato adeguamento del fondo svalutazione crediti, nonostante il consistente incremento dei crediti. Inoltre non è da sottovalutare il forte incremento delle rimanenze che può essere originato sia da motivi gestionali contingenti sia da cambiamenti del criterio di valutazione o dall’esistenza di materiali a lento rigiro o non vendibili.

2.     Le attività immobilizzate non presentano variazioni di rilievo. Nell’esercizio non sembrano essere stati fatti grossi investimenti ma neppure molti ammortamenti. Converrà tornare sull’argomento in seguito.

3.     Le immobilizzazioni immateriali e gli oneri pluriennali sono sorti tutti nell’Anno 2. Sono realmente attività per l’azienda o sono semplicemente l’indice di una politica di bilancio tendente ad evidenziare più utili di quelli conseguiti?

4.     Dall’analisi del passivo emerge solamente il forte incremento dello scoperto bancario, evidentemente originato dalla necessità di finanziare l’incremento dei crediti e delle rimanenze.

 

L’esame dello Stato Patrimoniale evidenzia sinora la fondata possibilità che il bilancio dell’Anno 2 sia inficiato da politiche di scarsa prudenza; sono cattivi segnali, in particolare, il mancato incremento del fondo svalutazione crediti, lo scarso incremento degli ammortamenti e le capitalizzazioni di costi sotto le voci “oneri pluriennali” e “immobilizzazioni immateriali”.

Gli indici di liquidità e di copertura delle immobilizzazioni non denunciano peraltro sostanziali peggioramenti della situazione patrimoniale-finanziaria. Pertanto, per conoscere tutta la verità è necessario esaminare il Conto Economico.

Colpisce subito il buon incremento dei ricavi (+10,8%) ma ancora di più il raddoppio del margine lordo (+53,8%) dovuto principalmente al mancato incremento del costo del venduto. Dall’analisi dei componenti appare di nuovo un decremento dell’accantonamento ai fondi di ammortamento e una stasi del costo dei materiali. L’andamento degli altri componenti può essere considerato come rientrante nei limiti fisiologici. L’andamento del costo dei materiali può essere indicativo di un cambiamento dei criteri di valutazione delle rimanenze, come già ipotizzato in precedenza.

Le spese di vendita presentano un notevolissimo incremento, segno di un grosso sforzo commerciale effettuato nell’esercizio che, in parte almeno, sembra essersi effettivamente tradotto in un incremento delle vendite. È peraltro ipotizzabile che una parte consistente dei costi commerciali sia stata capitalizzata, come già detto in precedenza, poiché, evidentemente, si ritiene che una parte degli oneri sostenuti possa esplicare un benefico effetto anche negli esercizi futuri.

Tutto bene, quindi, sembrerebbe di poter concludere: “La nostra società ha effettuato una politica di mercato aggressiva, e, anche se per far emergere un ragionevole livello di utile ha dovuto raschiare qui e là il fondo dei... fondi e magari adottare un criterio meno “penalizzante” per valutare le rimanenze, tuttavia le cose funzionano benissimo, come gli indici di liquidità e di struttura sembrano confermare”.

Purtroppo, gli indici di rotazione dei crediti e delle scorte non lo sono altrettanto. Un peggioramento c’è effettivamente stato e si può ipotizzare che l’incremento dei ricavi sia stato raggiunto soprattutto con una politica di maggior dilazione dei pagamenti, o, peggio, di minor selezione della clientela. In questo caso sfortunato le conseguenze negative non tarderanno a manifestarsi.

 

A questo punto, cosa si fa?

 

L’analisi non può dire molto di più. Ora è compito del professionista indagare le varie questioni identificate e, attraverso un intelligente colloquio con la direzione, conoscere la verità e le motivazioni delle scelte operate.

Oggi esistono numerosi programmi che con poca spesa permettono di effettuare tutte le riclassificazioni e i calcoli con un personal computer.

Il calcolo di un indice non è in sé significativo quanto l’esame dell'andamento dell'indice stesso nel tempo.

Si deve tuttavia tenere presente la relatività delle informazioni fornite dagli indici: tutto quanto detto sopra è valido se si parte dal presupposto che il bilancio dell’Anno 1 sia corretto e affidabile. Infatti, può capitare di scambiare gli errori dell’esercizio precedente per anomalie dell’esercizio in corso.

 

Mi spieghi come si può applicare anche il ragionamento induttivo?

 

Mentre con l’analisi degli indici si parte dalle variazioni intervenute nelle voci del bilancio per ricercarne le cause, qui si parte da alcuni fatti noti per vedere se le presumibili conseguenze sono correttamente riflesse nel bilancio.

Questo modo di operare è tipico di quei professionisti che intendono scoprire informazioni che presumibilmente sono state omesse o occultate. È quindi tipico degli esperti in valutazione di imprese, degli ispettori fiscali e dei revisori dei conti.

Immaginiamo di dover verificare il bilancio di una società di spedizioni. Per essere ragionevolmente sicuri di aver contabilizzato tutti i ricavi è normalmente necessario effettuare un gravoso controllo delle fatture emesse e, magari, per maggior scrupolo, tentare una quadratura delle fatture con le bolle di accompagnamento, per scoprire infine che queste non sono poi così precise nelle descrizioni e ancora meno nei numeri e che non sempre ad ogni spedizione corrisponde una fattura, ecc.

È molto meglio tentare per altre vie di farsi un’idea ragionevole di quanto potrebbe essere il giro d’affari dello spedizioniere. Un metodo in grado di funzionare potrebbe essere quello di rilevare le percorrenze dei camion, oppure il consumo di carburante, fattori, questi, facilmente accertabili e meno soggetti a manipolazioni.

Limite a questo tipo d’indagine sono la fantasia del professionista che esamina il bilancio e il grado di rilevanza e di attendibilità delle informazioni già disponibili.

Il metodo è più diffuso di quanto si pensi. È ben conosciuto, ad esempio dai mediatori di esercizi commerciali che, per determinare il valore di un bar, ne stimano i ricavi sulla base del consumo di caffè, sempre ben documentato per motivi di deducibilità fiscale.

Per maggior completezza si fa seguire una tavola riassuntiva (Tabella 4 in allegato) dei fattori che possono essere presi in considerazione in diversi tipi d’aziende, per verificare in questo modo alcune voci di bilancio.

In generale, per ottenere buoni risultati, è necessario partire da fattori facilmente misurabili e che abbiano il massimo grado di correlazione con la grandezza che si vuole verificare per via induttiva.

 

E comunque da segnalare che questo tipo d’attività è possibile normalmente solo per coloro che hanno accesso alla società in esame. Pertanto non è possibile generalizzare la metodologia da utilizzare nelle varie circostanze, né valutare a priori l’attendibilità e il beneficio dei risultati raggiunti. Applicare questo metodo presuppone esercitare un forte senso critico e, in definitiva, avere una notevole esperienza.

 

 

Tra i bilanci e la poesia ci sono parecchie parentele:

entrambe sono opere di fantasia.

Raffaele Mattioli

 


 

 

 

Tabella 1

Riclassificazione dello Stato Patrimoniale

 

Attività

Passività e Patrimonio netto

 

 

Attività correnti:

Passività correnti:

Cassa e banche

Banche

Titoli

Fornitori

Crediti verso clienti

Debiti diversi

Crediti diversi

Ratei e risconti passivi

Meno:  Fondo svalutazione crediti

Fondo imposte

Rimanenze di magazzino

Parte corrente di debiti a lungo termine

Ratei e risconti attivi

 

 

 

Totale

Totale

 

 

Attività immobilizzate:

Passività a medio-lungo termine:

Partecipazioni

Obbligazioni

Immobilizzazioni tecniche
Meno: Fondi di ammortamento

Mutui

Immobilizzazioni immateriali

Fondo TFR dipendenti

Oneri pluriennali

 

 

 

Totale

Totale

Totale attivo

Totale passivo

 

 

 

Patrimonio netto

 

Capitale sociale

 

Riserve

 

Utile dell’esercizio

 

Totale Patrimonio netto

Totale attivo

Totale passivo e Patrimonio netto

 


Tabella 2a

Situazione Patrimoniale

 

 

Anno 2

Anno 1

Differenza

Differenza %

Attività

 

 

 

 

Attività correnti:

 

 

 

 

Cassa e banche

100

200

(100)

(50,0)

Titoli

1.200

1.100

100

9,1

Crediti verso clienti

4.500

3.500

1.000

28,6

Crediti diversi

250

300

(50)

(16,7)

Meno: Fondo svalutazione crediti

(300)

(300)

0

0,0

Rimanenze di magazzino

2.400

1.400

1.000

71,4

Ratei e risconti attivi

200

150

50

33,3

Totale attività correnti

8.350

6.350

2.000

31,5

Attività immobilizzate:

 

 

 

 

Partecipazioni

6.200

6.200

 

 

Finanziamenti a terzi

750

750

 

 

 

6.950

6.950

0

0,0

Immobilizzazioni tecniche

10.700

10.500

200

1,9

Meno:  Fondi ammortamento

(5.400)

(5.100)

(300)

5,9

 

5.300

5.400

(100)

(1,9)

Immobilizzazioni immateriali

250

0

250

 

Oneri pluriennali

150

0

150

 

Totale attività immobilizzate

12.650

12.350

300

2,4

Totale attivo

21.000

18.700

2.300

12,3

Passività e Patrimonio netto

 

 

 

 

Passività correnti:

 

 

 

 

Banche

2.250

1.450

800

55,2

Fornitori

4.300

4.000

300

7,5

Debiti diversi

500

450

50

11,1

Ratei e risconti passivi

250

200

50

25,0

Fondo imposte

550

100

450

450,0

Parte corrente di debiti a lungo termine

250

250

0

0,0

Totale passività correnti

8.100

6.450

1.650

25,6

Passività a medio-lungo termine:

 

 

 

 

Obbligazioni

3.500

3.500

0

0,0

Mutui

1.500

1.500

0

0,0

Fondo TFR dipendenti

1.100

1.000

100

10,0

Totale passività a medio-lungo termine

6.100

6.000

100

1,7

Totale passivo

14.200

12.450

1.750

14,1

Patrimonio netto:

 

 

 

 

Capitale sociale

4.000

4.000

0

 

Riserve

2.250

2.000

250

 

Utile dell’esercizio

550

250

300

 

Totale Patrimonio netto

6.800

6.250

550

8,8

Totale come sopra

21.000

18.700

2.300

12,3

 

 


Tabella 2b

Conto Economico

 

 

% su vendite

Importi

Differenza

 

Anno 2

Anno 1

Anno 2

Anno 1

Importi

In %

Ricavi netti per vendite

100,0

100,0

12.300

11.100

1.200

10,8

Costo del venduto:

 

 

 

 

 

 

   Materiali

30,4

54,1

6.200

6.000

200

3,3

   Personale

12,6

13,5

1.550

1.500

50

3,3

   Spese di produzione

10,2

10,8

1.250

1.200

50

4,2

   Ammortamenti

2,4

4,1

300

450

(150)

33,3

Totale costo del venduto

75,6

82,4

9.300

9.150

150

1,6

Margine lordo

24,4

17,6

3.000

1.950

1.050

53,8

Spese operative:

 

 

 

 

 

 

   Ricerca e sviluppo

0,4

2,3

50

250

(200)

80,0

   Spese di vendita

5,7

2,7

700

300

400

133,3

   Generali e amministrative

3,3

3,2

400

350

50

14,3

Totale spese operative

9,3

8,1

1.150

900

250

27,8

Utile operativo

15,0

9,5

1.850

1.050

800

76,2

Proventi e oneri diversi:

 

 

 

 

 

 

Proventi e (oneri) finanziari

 

 

(500)

(300)

(200)

66,7

Proventi e (oneri) patrimoniali

 

 

(200)

(200)

0

0,0

Utile ordinario

9,3

5,0

1.150

550

600

109,1

Proventi (oneri) straordinari

(0,4)

(0,5)

(50)

(50)

0

0,0

Utile prima delle imposte

8,9

4,5

1.100

500

600

120,0

Imposte

4,5

2,3

550

250

300

120,0

Utile netto dell’esercizio

4,5

2,3

550

250

300

120,0

 

 

 


Tabella 3

Indici di Bilancio

 

Indice

Formula

Anno 1

Anno 2

a)        Coefficiente di
Liquidità

Attività Correnti
----------------------------
Passività Correnti

1,03

0,98

b)       Rotazione delle scorte (numero di giorni)

Giacenze di Magazzino

-------------------------------- x 365
Costo del venduto

94

56

c)        Rotazione dei crediti (numero di giorni)

Crediti verso Clienti
 --------------------------------- x 365
Vendite Nette

134

115

d)       Copertura finanziaria delle immobilizzazioni

Patrimonio + passivo a lungo termine
---------------------------------------------
Totale Attivo Immobilizzato

1,02

0,99

e)        Redditività del Capitale proprio

Utile Netto
---------------------------
Patrimonio Netto

8%

4%

 

 

Tabella 4

Metodo induttivo

 

Tipo di azienda

Voci da verificare

Fattori da considerare

Banche

Interessi attivi

Interessi passivi

Saldi medi giornalieri

Tassi medi praticati

Spedizionieri

Ricavi

Numero dei veicoli

Percorrenza in chilometri

Consumo di carburanti

Costo dei veicoli

Numero dei veicoli

Percorrenza in chilometri

Consumo di carburanti

Alberghi

Ricavi

Numero di camere

Registro delle presenze

Tariffe medie praticate

Compagnie di Assicurazione

Riserve Tecniche

Numero di sinistri denunciati

Valore medio del sinistro

Lavanderie

Ricavi/Costi

Consumo di acqua e detersivi

Bar

Ricavi/Costi

Consumo di caffè

Ecc, ecc.

 

 

 

 

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