Liguria
Dal Bracco a Punta Mesco

Comprende la costa e l’entroterra tra Deiva Marina e Monterosso
Trattasi di località di interesse storico e turistico, sia di mare che di monte

Testo e foto tratti da "Guida al Parco Monte Serro Punta Mesco" Editrice SAGEP


Deiva
Marina

Foto:

Panorama dal mare

Parrocchiale S.Antonio Abate

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(scattate dal Webmaster)

Il primo documento relativo ad insediamenti stabili nel territorio di Deiva Marina risale al 774 d.C., ma già nei secoli precedenti a Mezzema si era stanziato un nucleo di origine longobarda: significativamente la chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo, un santo particolarmente venerato dai conquistatori germanici che nel primo periodo dell’occupazione professavano l’eresia ariana.

Dai primi insediamenti posti sulle colline (Mezzema, Piazza, Passano e Castagnola) nel corso dell’alto medioevo alcuni gruppi si spostarono verso la costa dove, intorno all’VIlI secolo, sorse il primitivo abitato di Deiva.
Dall’XI secolo è documentata la progressiva messa a coltura del territorio, operata inizialmente da gruppi di coloni dipendenti dall’abbazia di
Bobbio.
La successiva espansione verso il mare, favorita dalle migliorate condizioni di sicurezza e dall’allargarsi degli scambi commerciali diede luogo, in epoca più recente, al successivo nucleo di
Marina.

L’intera zona fu a lungo feudo della locale famiglia Da Passano, che traeva il suo nome dall’omonimo abitato, e passò poi nel secolo XIII sotto il dominio della Repubblica di Genova. Deiva e Mezzema furono incorporate nella podesteria di Moneglia, mentre Piazza e Passano fecero parte di quella di Framura.

La Repubblica provvide a proteggere il borgo con due torri delle quali avanzano i ruderi: una rotonda, si trova in prossimità della spiaggia e l’altra, quadrangolare, è antistante la più tarda chiesa di Sant’Antonio Abate.

Nel XVI secolo Deiva contava un centinaio di abitanti. Nella stessa epoca risultava più popolata Mezzema, posta in posizione più favorevole e soprattutto non soggetta alle frequenti e disastrose piene del torrente Deiva.

Con l’ordinamento napoleonico il borgo venne elevato al rango di capocantone: Nel 1803 contava 733 abitanti, mentre Mezzema e Piazza raggiungevano rispettivamente le 220 e le 358 unità.
L’economia del territorio si è sempre incentrata sull’agricoltura, sul piccolo commercio e sui traffici marittimi.

Nel 1773 Matteo Vinzoni scriveva: «(Deiva) piccolo borgo in piccola distanza dalla spiaggia e dal mare, si fa buona pesca e li di cui abitanti sono tutti marinari e pescatori. Ha raccolto di vino, olio, ortaglie, pascoli, e boschi per il suo bisogno».

Da un documento conservato nell’archivio parrocchiale, a conferma di quanto affermato dal Vinzoni, si rileva che nel 1790 a Deiva vi erano oltre cinquanta padroni di navi che commerciavano con tutto il Mediterraneo occidentale. Questa peculiare tradizione marinara è continuata fino all’inizio del nostro secolo.

Negli ultimi anni Deiva Marina ha conosciuto un forte sviluppo dell’attività turistica. La conseguente espansione urbanistica, legata al diffuso fenomeno della seconda casa’, ha in parte modificato l’aspetto originario dell’abitato, soprattutto nel tratto prospiciente l’ampio litorale sabbioso. La sua spiaggia è forse la più grande del levante ligure.

Monumenti notevoli

Sant’Antonio Abate a Deiva Marina
Iniziata il 6 luglio 1730, dopo che l’alluvione del 2 novembre 1729 aveva gravemente compromesso la precedente chiesa parrocchiale posta in prossimità del torrente Deiva, fu aperta al culto il 19 marzo 1739. E’ costruita in forme barocche e conserva alcune interessanti tele dei secoli XVIII e XIX. Notevoli sono il pulpito e il sagrato policromo di pietre di fiume di tradizione prettamente ligure.

San Michele di Mezzema
La chiesa, di fondazione altomedievale, dipendeva anticamente dalla pieve di
San Martino di Framura. L’edificio conserva nelle sue forme l’originaria struttura di modesto oratorio di campagna.

Santa Maria Assunta di Piazza
La chiesa sorge in posizione isolata lungo il tracciato dell’antica via che univa
Luni a Genova. Fu eretta nel 1003 per volontà di Oberto Da Passano, probabilmente sul luogo di una precedente cappella paleocristiana.


Framura

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Costa di Framura

L’origine di Framura risale alle popolazioni liguri preromane, il cui principale centro fortificato era costituito dal castelliere posto sul monte Vigo. Ancora oggi nella sua struttura l’abitato conserva traccia di quella originaria tradizione insediativa, le cui caratteristiche erano l’articolazione in vari nuclei distribuiti sul territorio.

Framura è, infatti, composta da una serie di frazioni: Anzo, Ravecca, Setta (dove ha sede il Comune), Costa e Castagnola, che si estendono dal litorale a quota 289 metri s.l.m.

Le prime notizie documentate su Framura risalgono al 1128, anno in cui gli abitanti della frazione Costa vengono ricordati per le relazioni commerciali che intrattengono con Genova.
Il principale nucleo dell’abitato si formò intorno all’antica
chiesa di San Martino che, con San Siro di Ceula (Montale di Levanto) e Santa Maria di Pignone, fu una delle prime pievi altomedievali.
Una tradizione locale ricorda anche un monastero benedettino che sarebbe stato abbandonato nell’XI secolo a causa delle ripetute incursioni saracene.

Fino al 1285 Framura fece parte dei possedimenti dei Da Passano. Passò quindi alla Repubblica di Genova che vi istituì una podesteria avente per centro la frazione di Costa. Genova provvide anche a migliorare le difese dei centri abitati con la costruzione di alcune torri: una, del secolo XV, è ancora ben conservata in frazione Anzo, mentre una seconda si trova a Setta. Una terza torre, in località Ravecca, è stata successivamente trasformata in abitazione privata.

Alla metà del XVI secolo Framura contava circa 500 abitanti. Nel 1680 la podesteria fu unita a quella di Moneglia ed entrambe furono poste sotto la giurisdizione del capitanato di Levanto.

Con la legislazione napoleonica l’abitato entrò a far parte del cantone di Montaretto. Nel 1803 erano censiti 705 abitanti mentre a Castagnola, aggregata al cantone di Deiva, la popolazione era di 372 unità.

La vita economica di Framura è sempre stata legata prevalentemente all’agricoltura. Secondo la testimonianza di Matteo Vinzoni «è produttore il suo territorio di vini generosi, ottimo olio, castagne, sontuosi frutti, pascoli, qualche biade, boschi, aranci, cedri, e limoni, e ortaglie per il suo bisogno». Lo stesso autore faceva osservare che dalla podesteria di Framura provenivano «periti piloti, e marinai».

Negli ultimi decenni queste tradizionali attività hanno assunto una importanza secondaria, mentre è cresciuto il ruolo del terziario. Un discreto incremento è stato registrato anche dal turismo, che tuttavia non ha assunto l’importanza economica che riveste per gli altri comuni della riviera spezzina, soprattutto per la configurazione orografica del territorio e per il limitato sviluppo delle infrastrutture.

Monumenti notevoli

Pieve di San Martino in frazione Costa
Di fondazione preromanica, è a pianta basilicale con tre
absidi e tre navate divise da rozzi pilastri a base ottagonale. Vari interventi dei secoli XVI e XVII ne hanno alterato la severa ed essenziale struttura, solo in parte ripristinata da un recente restauro.
La
torre campanaria, un tempo unita all’edificio, è di epoca anteriore e secondo alcuni studiosi potrebbe risalire ai periodo tardo imperiale.
All’interno della chiesa sono conservate
alcune tele tra le quali spicca una pregevolissima opera di Bernardo Strozzi (La Madonna del Rosario con San Domenico e San Carlo Borromeo).

San Lorenzo di Castagnola
Di questa cappella si hanno notizie fin dal XIII secolo. L’attuale edificio fu iniziato il 29 settembre 1856 dopo che precedenti chiese erano rovinate a causa della natura estremamente instabile del terreno. Vi si conserva
una tela di Luca Cambiaso, la Pietà, restaurata nel 1968.


Bonassola

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Baia e spiaggia

La più antica testimonianza storica su Bonassola, è un documento del 1143 nel quale è citata la chiesa di San Pietro «de Flerno» (l’attuale Scernio) posta nel territorio della pieve di Ceula.
Probabilmente però i primi nuclei abitati erano sorti già in epoca tardo-romana, lungo la via costiera Luni-Genova, che ricalcava nel suo tracciato un percorso praticato dalle precedenti popolazioni liguri.

Al primo Medioevo risalgono i ruderi di un edificio religioso rinvenuti poco oltre il bivio per Montaretto in località Chiesarotta e che molto probabilmente devono attribuirsi all’antica cappella di San Giorgio «de Risgonte».

La formazione del primo nucleo di Bonassola si ebbe solo dopo il Mille con il progressivo spostamento verso la costa delle popolazioni collinari. L’abitato, posto al centro di una piccola insenatura, ebbe fin dalle origini le caratteristiche del tipico borgo marinaro.

Nel XII e XIII secolo fu feudo dei Da Passano dai quali fu ceduto alla Repubblica di Genova che provvide ad erigervi un castello (secolo XVI) tuttora in parte conservato. Le opere di difesa predisposte da Genova non valsero comunque a impedire i frequenti attacchi dal mare, soprattutto ad opera di pirati barbareschi.

Si ha notizia, infatti, che una loro squadra nel 1560 assaltò il paese e si spinse fino a Montaretto, devastando le abitazioni e le campagne e catturando una quarantina di persone.

A seguito di questo avvenimento si costituì a Bonassola una associazione di marinai e di proprietari di imbarcazioni denominata «Cumpania de Bonasolla» (1569) la quale aveva come scopo la raccolta di fondi per il riscatto di coloro che in futuro fossero caduti schiavi dei saraceni.

L’ampliamento del borgo si ebbe verso l’inizio del ‘500, quando furono poste le fondamenta per la nuova chiesa di Santa Caterina che risulta terminata nel 1560.
In quell’epoca il borgo contava circa 120 abitanti, dediti per la maggior parte all’agricoltura, alla navigazione e alla pesca. Queste tradizionali attività sono ricordate anche dal cartografo
Matteo Vinzoni, la cui famiglia era originaria di Montaretto: «li suoi abitanti sono mercanti da vino, e la più parte marinai, avendo un buon numero di barche, e pinchi» (1773).

Nel 1809 si contavano a Bonassola una sessantina di navi di varia stazza che commerciavano tra i porti italiani e quelli del Mediterraneo occidentale.

Con l’ordinamento napoleonico del 1803 il borgo, che aveva allora 761 abitanti, venne a far parte del cantone di Montaretto (256 abitanti), al quale era unita anche la frazione di San Giorgio (276 abitanti).

Nel corso del XIX secolo Bonassola continuò a sviluppare le sue tradizionali attività ed in particolare il commercio marittimo, arrivando a possedere una flotta di oltre ottanta navi.

In questo secolo la crisi della navigazione a vela e il progressivo declino dell’agricoltura hanno cambiato profondamente il volto economico di Bonassola. Negli ultimi decenni il paese ha sviluppato notevolmente le proprie potenzialità turistiche ed oggi risulta, unitamente alle Cinque Terre, una delle più frequentate stazioni balneari della riviera spezzina.

Monumenti notevoli

Chiesa parrocchiale di Santa Caterina
Costruita ad unica navata all’inizio del ‘500, è ricca di decorazioni barocche e conserva all’interno
alcune tele tra le quali spiccano L’adorazione dei pastori di G.B. Canone e Le pie donne ai piedi della Croce di Antonio Discovolo (1924).
L’intensa attività marinara del secolo scorso è documentata da una pregevole
collezione di ex-voto, alcuni dei quali dovuti al pittore locale Angelo Arpe. La chiesa possiede inoltre due antichi organi: uno del XVIII secolo e un Lingiardi del 1854.

Madonna della Punta
La piccola cappella, eretta nel Settecento ed ampliata nel 1931, sorge presso la punta chiamata un tempo di Santa Rosolea (o Rosalia), da cui si ha un ampio panorama da Punta Mesco al Promontorio di Portofino.


Levanto

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Baia e spiaggia

La più antica documentazione sulla presenza umana nel territorio di Levanto è costituita da una tomba a cassetta databile tra il III e il I secolo a.C., venuta alla luce nel 1921 in località Casa Campodonia.
La sepoltura faceva probabilmente parte di una piccola necropoli ubicata presso il castelliere che era posto sulla vetta del vicino monte Bardellone.

In epoca romana l’insenatura di Levanto era un punto di approdo già noto e frequentato. Secondo alcuni studiosi il basamento della torre campanaria della chiesa di Montale risalirebbe al tardo impero ed in origine avrebbe svolto le funzioni di torre di avvistamento e di difesa.

Nel VII secolo la Cosmografia dell’Anonimo Ravennate cita la località di Cebula (o Ceula) che nell’epoca immediatamente successiva alle invasioni barbariche costituiva, con Costa presso Framura, uno dei punti di difesa della provincia bizantina denominata Maritima Italorum.

Secondo una leggenda locale Levanto sarebbe sorta in epoca altomedievale e il Re longobardo Liutprando (712-744) vi avrebbe fatto costruire un proprio palazzo.
I primi stanziamenti certi si formano intorno al Mille presso le foci del torrente Cantarana e a ridosso della collina di Sopramare.

Il primo documento scritto di cui si abbia notizia risale al 1132: in esso Rolando Da Passano giura fedeltà al Comune di Genova dando in garanzia tutti i propri possedimenti posti nel territorio di Moneglia e di Levanto, promettendo inoltre di offrire annualmente alla chiesa di San Lorenzo un barile d’olio di Levanto.

Nel 1140 il borgo fu feudo dei Malaspina e nel 1165 fu incendiato dai Pisani allora in guerra con i Genovesi. Il dominio dei Da Passano durò fino al 1229, anno in cui l’abitato passò sotto il controllo diretto della Repubblica di Genova.
Il secolo XIII fu particolarmente importante per il borgo che conobbe un notevole sviluppo (1250 circa: costruzione della chiesa di
Sant’Andrea, di Casa Restani e della darsena; 1265-1271: erezione delle mura, costruzione della Torre dell’Orologio e probabile ampliamento del castello; 1302: primi interventi per l’arginatura del torrente Ghiararo).

Una seconda fase dell’espansione urbana si ebbe nel ‘400, quando l’abitato si estese oltre l’antica cinta di difesa e si formò il borgo nuovo o dello Stagno (l’attuale zona di via Garibaldi). In questo secolo furono costruiti anche la chiesa e il convento della Santissima Annunziata.

Nel corso del secolo XVII l’abitato si ampliò ulteriormente in direzione della marina. Risalgono a quel periodo il monastero delle Clarisse (1605, oggi sede del Comune), l’antistante chiesa dei Padri Minimi di San Francesco da Paola (1610, demolita nel 1846) e l’apertura dell’attuale via Jacopo da Levanto.
Nello stesso anno gli Agostiniani fondarono un
oratorio annesso al loro convento, che in seguito ospitò l’ospedale di San Nicolò. Importante fu anche la costruzione di due ponti, il primo in località San Rocco (1608) ed il secondo sul Cantarana (1695).

L’ultima fase dello sviluppo urbano si è avuta nel ‘900 con l’apertura degli attuali corso Italia e corso Roma che, unitamente allo spostamento a monte della sede ferroviaria (1969), hanno determinato l’espansione del centro urbano verso la piana alluvionale del torrente Ghiararo.

Monumenti notevoli

Fino dal XIII secolo Levanto ha rappresentato uno dei centri più importanti della Riviera Ligure di Levante. Dal 1637 fu sede di Capitanato con giurisdizione su un vasto territorio che andava da Moneglia a Monterosso e che, verso l’interno, si estendeva fino a Carro, Sesta Godano, Zignago, Brugnato e Borghetto Vara. La sua preminente posizione geografica ed economica e la presenza di alcune famiglie nobiliari hanno fatto sì che nel corso dei secoli si sia formato un vasto patrimonio storico ed artistico. Da ricordare in particolare:

Mura medievali e Torre dell’Orologio
L’ampia cinta difensiva, iniziata nel 1265 e portata a termine sei anni dopo, è ancora oggi ben conservata. Il suo tracciato segna a monte il limite del borgo duecentesco, mentre sul lato opposto la protezione dell’abitato era affidata ad una doppia fila di case a schiera, il cui tessuto è ancora chiaramente identificabile nel tratto compreso tra piazza Staglieno e il lato destro dell’attuale via Dante.

Castello
Non è certo che il castello citato nel 1165 corrisponda all’attuale costruzione. Più volte restaurato dalla Repubblica di Genova, ha mantenuto integre le sue strutture murarie.
Dal 1637 alla caduta della Repubblica (1797) fu adibito a prigione. Attualmente è trasformato in abitazione privata.

Loggia medievale
Questo interessante edificio civile, unico nel suo genere in Liguria se si esclude la loggia di Albenga, che comunque è di dimensioni più ridotte, è posto in piazza del Popolo. L’ampio porticato è sorretto da quattro colonne in serpentino locale con archi in cotto.
La sua datazione è discussa, ma certamente l’attuale edificio risale al 1405, come si ricava da un articolo degli antichi Statuti di Levanto e da una
lapide murata all’interno della loggia.
All’inizio del XV secolo risale anche un
affresco (Annunciazione) recentemente scoperto sul muro di sinistra e restaurato.

Chiesa di Sant’Andrea
In origine a tre navate, è stata ampliata nel 1463. La facciata, a fasce alterne di marmo bianco di Carrara e serpentino locale, è stata modificata, prima con l’apertura di due bifore (1902) e quindi con l’inserimento del rosone (1922). Il portale, lievemente strombato, è sormontato da un affresco dell’inizio del XV secolo.
All’interno si conservano varie pregevoli opere tra cui bisogna ricordare almeno due
piccole tele di Carlo da Milano detto il Braccesco, parte di un dossale andato disperso. Il Braccesco, «uno dei più bei pittori del secolo XV» secondo l’autorevole giudizio di Roberto Longhi, eseguì l’opera tra il 1493 e il 1494 espressamente per la chiesa di Sant’Andrea.
Di notevole pregio inoltre sono alcuni altri
dipinti, tra cui L’adorazione dei magi, di Andrea Semino, e una Madonna con bambino, San Bartolomeo e San Bernardo, recentemente restaurato.
Non sono da dimenticare infine alcuni pregevolissimi pezzi di arte minore, quali un
calice, probabilmente di scuola francese, ed un ostensorio a tempietto di provenienza lombarda, entrambi della prima metà del XVI secolo.

Chiesa e convento della Santissima Annunziata
Iniziata nel 1449, la chiesa venne ricostruita nel 1615 dopo il crollo di una delle navate laterali. Radicali interventi di restauro, iniziati nel 1981, hanno in parte restituito al convento il suo aspetto originario.
La demolizione delle aggiunte successive al XVII secolo hanno portato alla luce, sul lato di destra della chiesa, un
loggiato con affreschi raffiguranti la vita di San Francesco e scene di vita francescana. Tra i dipinti conservati nella chiesa, notevoli sono una tela di Pier Francesco Sacchi (San Giorgio che uccide il drago, inizio secolo XVI) e un Miracolo di San Diego di Bernardo Strozzi (inizio secolo XVII). Nel refettorio infine è collocata un’opera di Giovanni Battista Casoni datata e firmata 1641, La cena di Emmaus.

Monastero delle Clarisse
La costruzione di questo edificio venne iniziata nel 1605 ed ebbe termine solo nel 1688. Attualmente ospita la sede del Comune, della Comunità Montana della Riviera Spezzina e il comando della locale stazione dei carabinieri.
L’attuale piazza Cavour è il cortile interno dell’antico monastero. Sul lato sudorientale si trova la
chiesa di San Rocco, denominata un tempo della Santissima Trinità.

Mostra Permanente della Cultura Materiale
E' in piazza Massola 4. Raccoglie oggetti, fotografie e altri materiali che documentano le tradizionali attività agricole del territorio levantese.

Chiesa di San Siro a Montale
una delle più antiche pievi del comprensorio. Nel ‘700 la chiesa fu notevolmente ampliata con la costruzione di un’ abside che ha profondamente alterato le proporzioni della costruzione originaria.
I restauri dei primi anni 50 hanno restituito alla parte più antica, che risale all’XI secolo, l’aspetto severo della sua primitiva architettura.

Chiesa di San Nicolò a Chiesanuova
L’attuale edificio, del XII secolo, ha successivamente subito varie modifiche: l’aggiunta dell’ampia abside semicircolare (secolo XVIII), che ne ha modificato il primitivo semplice impianto a croce latina, e la copertura a botte della navata centrale (secolo XIX).
All’interno della chiesa si trovano alcune
tele dei secoli XVIII e XIX. All’oratorio di San Giovanni Evangelista appartiene un interessante trittico della metà del XVI secolo (San Sebastiano, San Giovanni Evangelista e San Rocco).


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