Emanuele Gaetani Tamburini - Biografia (recensione)

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Emanuele Gaetani Tamburini lascia al figlio Italo, per ricordo, un quaderno contenente ritagli di giornale di articoli di critici sulle sue rappresentazioni teatrali.


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Uno degli articoli, pubblicato sulla Gazzetta del Popolo di Venezia nel 1885 riporta una sua biografia professionale e artistica, ricca di particolari sulla sua attività e le sue opere.


Testo completo qui sotto


Una sua caricatura

Gazzetta del Popolo - Venezia - 1885
EMANUELE GAETANI TAMBURINI

Al pubblicista Emanuele G. Tamburini noi dobbiamo parte del successo ottenuto combattendo l'immoralità dei redattori del Rabagas che vorrebbero rivivere. Un  inqualificabile scrittore da noi recentemente colpito senza quartiere minacciò di un libello il prof. Tamburini, il quale terrà del libello quel conto che meritano lo scritto e lo scrittore.
Intanto a ringraziamento di quanto il Tamburini fece, non tanto per noi, quanto per la tranquillità di Venezia, pubblichiamo le seguenti note già stampate parte in un giornale parte in altri della penisola, cui non aggiungiamo nulla del nostro. E i redattori del Rabagas sbraitino a loro posta.

Emanuele Gaetani-Tamburini — di famiglia marchigiana distinta — nipote del compianto scrittore e patriota cav. Prof. Nicola Gaetani-Tamburini, che per condanna del governo pontificio scontò con anni di carcere il troppo amor di patria, ha ereditata dallo zio l'onestà e l'indipendenza del carattere, la vivacità delle idee, la bontà dell’animo.
Giovanissimo fece le prime armi nel giornalismo. A sedici anni inondò le Marche di opuscoli, di libretti, di canzoni. Il Quarto Potere — così restìo a lodare — lo aiutò, lo incoraggiò e nella mente sua giovanile e nel suo cuore, che si apriva allora alle lotte forti, vive, incessanti del pubblicista, egli volle sognare un avvenire roseo.
Sognò la battaglia compiuta per un principio; sognò la vittoria coll'alloro; previde la sconfitta, ma non vigliacca, ignobile, bassamente turpe, schiacciata da una borghesia fiacca ed inetta, da una invidia maligna, affilante le sue armi avvelenate nel buio, nelle tenebre, mascherata, camuffata, imbellettata.

E lottò ! Anima e corpo dedicò ai giornali.

Ha scritto molto; dal brioso raccontino per l'adolescenza, al sonetto d'occasione, dal battagliero articolo di fondo al meditato lavoro sulla questione sociale, rivelandosi un bravo e buon giornalista.
Di polemiche ne ha sostenute parecchie, uscendone il più delle volte vittorioso. — La sua penna, altri già lo disse, si frange ma non si piega.

Del pubblico studiò i gusti, le tendenze, le aspirazioni; ma non vendè mai, alle capricciose esigenze di questo, nè la sua penna, nè il suo cuore, nè il suo ingegno. Quanti, come lui, avrebbero fatto le stesso ?
Non è ambizioso, anzi fin troppo modesto: il suo tempo lo ha sempre diviso fra giornali, opuscoli e corrispondenze, lavorando con pazienza ed amore.
Fu uno dei più assidui collaboratori della Lega della Democrazia, l'onesto giornale di Alberto Mario.

Parlarono di lui, con plauso, scrittori insigni, dal De Gubernatis ad E.B. Maineri, dal senatore Arrivabene a Giulio Carcano e Francesco De Sanctis: fu caro anche, pei suoi scritti, a Giuseppe Garibaldi, del quale conserva, gelosamente, parecchi opuscoli.

Fra i vari lavori che il Tamburini ha dati alla luce, ricorderò, primo, il suo profilo critico letterario su Francesco De Sanctis, del quale così parla la Gazzetta di Chieti: Ci è venuto fra mano un elegante opuscolo in caratteri elzeviriani dell'egregio e simpatico scrittore marchegiano, signor Tamburini. Questo lavoro scritto con valente penna e sentimento, è dedicato a S. E. il comm. Francesco De Sanctis, ministro della pubblica istruzione, di cui parla con verità incontestabile e con sagge riflessioni, mostrando il grande animo del sommo critico.

Alla Gazzetta di Chieti fa eco il giornale Unione con queste parole: Il De Sanctis, principe dei critici italiani, trovò nel Tamburini, un fedele ed imparziale biografo. E' facile, facilissimo il cadere, parlandosi d'illustri personaggi viventi e che di più occupano posti eminenti e ragguardevolissimi, nell'esagerazione e perfino peccare di adulazione. L'autore seppe però schivare questi pericoli, e ci diede un lavoro lodevolissimo, perchè in esso vi si scorga la mano maestra del vero ed imparziale biografo.

L’Ateneo Romagnolo si esprime nei seguenti termini: E' questo un libro che tratta della vita civile, politica e letteraria dell'illustre F. De Sanctis. Certo nessun altro meglio del Tamburini avrebbe potato tessere così maravigliosamente la vita di questo grande; e noi gli mandiamo un bravo di cuore, perchè facendo giusto omaggio al nome di quell'illustre italiano, appagava in molti un voto ardente di conoscere interamente la sua vita privata, politica e letteraria.

Altra importante produzione letteraria del Tamburini è il suo Ricordo di Giulia Centurelli. Questa fu donna di preclaro ingegno, di squisito sentire ed ispirata ai più nobili sentimenti di patria. Si levò al disopra della schiera volgare coltivando il cuore e l’intelletto. Con pari maestria trattò il pennello e la lira, dalle cui corde uscivano le più melodiose armonie. Il Tamburini ne ha dato un lavoro di poca mole, ma superiore di gran lunga a lavori consimili di taluni scrittori, i quali per stare attaccati di molto al noto precetto Oraziano brevis esse laboro obscurus fio ne deriva che fanno componimenti cosí lunghi e mal connessi da generare noia e fastidio nei lettori. Non tutti i lavori brevi sono oscuri, e ci sia di esempio la biografia intorno a Giulia Centurelli breve sì ma tutta vita, tutto affetto e che io reputo come un vero gioiello di lingua, di stile e di sentir profondo.

Lo Studio Biografico del Tamburini intorno al suo zio Nicola, è superiore a qualsiasi elogio, e l’Amico del Maestro, giornale palermitano, parlava di esso nel tenore seguente: L'argomento non poteva essere più stupendamente trattato, e noi auguriamo di gran cuore all' Italia di siffatti zìi, che siano ancor più illustrati da simili nipoti.
Coloro adunque a cui sta a cuore il progresso delle lettere e che sono animati da un caldo amore di patria leggano questo
Studio Biografico, sicuri che s'ispireranno a nobili e generosi sentimenti coi quali onoreranno se stessi e l'Italia, oltreché conosceranno appieno la vita di un uomo che nessun italiano dovrebbe ignorare.

La Coltura Giovanile di Fano, Anno IX, Num. 6. 1878, si esprimeva cosi: Scritto con affetto di nipote e con l'amore, l'accuratezza e il brio giovanile proprio dell'egregio Autore, questo libretto è doppiamente interessante perchè ci dà notizia d'uno dei più caldi patriotti delle nostre Marche, martire dell'amor suo per la patria e per Dante, e perchè può servire di modello a quanti si accingono a scrivere notizie biografiche. Sarebbe una vera fortuna per l'Italia che tutti i patriotti come Nicola Gaetani Tamburini trovassero chi sapesse tessere un racconto della lor vita semplice, affettuoso e bello come questo. Io stringo affettuosamente la mano al giovane scrittore è gli faccio i più vivi rallegramenti anche a nome degli amici miei.

Anche il giornale l’Appennino di Camerino, Anno III, 36, 1878, scriveva in proposito: E' un lavoro dettato dai più puri e nobili affetti: la gratitudine e la riverenza verso gli estinti. Del giovane Tamburini, il beniamino degli scrittori Marchigiani abbiamo più volte lodato lo studio, e l’attività: ma più d'ogni altro pregio è la bontà del cuore ammirabile di lui. — Lo scritto è dedicato all’Eccellenza del Comm. Francesco De-Sanctis ministro della pubblica istruzione già amico del compianto Tamburini che morì, preside del R. Liceo Arnaldo, a Brescia nel 24 marzo 1870.

La sua lettera bibliografica all’illustre filosofo Giacinto Poli destò molta simpatia nella Repubblica Letteraria, e l’Osservatore Scolastico, appena uscita alla luce, ne dava questo giudizio: In questa lettera il dotto Tamburini parla molto favorevolmente di alcune opere dell'illustre filosofo Molfettano; e noi conoscendo il valore letterario ed il fino criterio del dotto bibliografo, siamo certi che tutto il bene che egli ne dice, non senta nè l'adulazione del cieco ammiratore, nè il velato affetto dell' amico.

All'Osservatore si unisce l’Ateneo Romagnolo scrivendo: E' questa una bellissima lettera che altamente onora le due belle figure che in un pensiero collega. — Il Tamburini è ormai noto da quanti seguono il progresso della buona letteratura. — Il Poli lo conosciamo già troppo bene per poter noi pure oggi, unendoci al Tamburini stesso, inviargli un saluto affettuosissimo del cuore.

Fra gli altri numerosi e pregevolissimi lavori in prosa del Tamburini merita speciale considerazione la biografia di Candido Augusto Vecchi, la quale valse all'autore il plauso dei giornali Marchegiani, i quali tutti concordi alzarono la voce per elogiare la sua operosità, e l’Apennino autorevole e diffuso periodico, diretto da quei valente letterato ch'è il Prof. Aristide Conti recava quanto appresso: L'instancabile Tamburinì ogni tanto ci fa qualche regaluccio. Non pago di scrivere il Manzoni stampa sovente qualche opuscolo e manifesta tanta vitalità che è davvero una meraviglia! Bravo Tamburini! Voi ancora giovanissimo, svergognate noi veterani, troppo stracchi e dissillusi per seguitare l'esempio vostro. Ieri era una orazione funebre al compianto G. B. Carducci, oggi si tratta della biografia di Candido Augusto Vecchi. (Anno 111. N. 24).

L’Eco del Giano nel N. 43, Anno I, scriveva pure in proposito: L’operoso scrittore sig. Tamburini non si lascia sfuggire occasione propizia per regalarci qualche suo scritto che è sempre informato al decoro delle nostre Marche. L’ultima sua pubblicazione è una raccolta di Cenni biografici di Candido Augusto Vecchi patriota insigne e scrittore enfatico ed erudito. Combattè per la patria, e non ne fece le vanterie che menano certuni, i quali domandano agli altri che cosa facesser per la patria, mentre essi alle ricerche poliziesche ed ai romore di guerra si nascondevano o fuggivano protestando ragioni di patriotismo. Una lode sincera allo scrittore che mettendo sotto gli occhi degli ipocriti illustri esempi, fa opera di carità patria e tanto più quando rammenta ai giovani che gli insulti, i dispetti e i rancori sono sterili ed hanno breve la vita; la dignità (aggiungiamo noi: che si regge sol per le opere oneste) e lo affetto sono coniugi fecondi ed eterni.

Non solo come prosatore il Tamburini occupa un posto considerevole fra gli scrittori contemporanei; ma di lui si hanno eziandio vari lavori nel gentil linguaggio delle Muse, fra i quali dev'essere citato il suo bellissimo canto “A venti anni” che l'Amico del Maestro chiamò ragionevolmente componimento breve sì ma che non lascia di essere un gioiello di inestimabile valore, poscia soggiunge: nel Tamburini serpeggia la scintilla del genio — ha una ispirazione veramente poetica — sente ed ama, poiché oltre alla potenza creatrice — sentire ed amare fa mestieri al poeta. Egli è giovine di grande ingegno e di profonda cultura — ed elevati sentimenti albergano nel suo petto — non gli manca il genio del vate, nè il corredo di buoni studii gli fa difetto... sicché nulla osta ch'egli attenda ad altre opere di maggior lena... E che i nostri voti e le nostre speranze non debbano rimanere deluse, ce ne assicurano i seguenti versi coi quali il poeta chiude il suo canto:

Il sangue or io non debbo, ma l'ingegno
A la terra che copre i miei diletti.
Or tu, amor, che il gentile e verecondo
Cantor di Laura confortasti, e al fero
Ghibellino, che tanta ala distese
Pe' regni de la morte e de l'amore,
Allietasti l’esilio immeritato
Da l'ingrata Fiorenza, a me più lieve
Rendi la vita travagliata, e il raggio,
Forse oscurato da l'interno affanno,
Sostieni de la mente e lo ravviva.

Canto non meno gentile ed ispirato è quello a Giacinto Cestoni letto in occasione della festa data dal Circolo omonimo, sedente in Montegiorgio, il dì 14 Novembre 1878. Di questo canto si legge lo splendido giudizio che ha dato la Gazzetta d’Italia (anno XIII. N. 321) con le seguenti parole: II signor Emanuele Gaetani-Tamburini, dimorante in San Fermo, lesse un Canto a Giacinto Cestoni, dedicato all'illustre signor Presidente del Circolo (cav. marchese Cesare Trevisani). Il signor Tamburini, con tutto che il tema poco si prestasse alla poesia e quindi fosse assai arduo, pur tuttavia ha scritto versi bellissimi, esprimenti bei concetti, dai quali si rivela l'ingegno non comune dell'egregio scrittore.

Anche il Corriere delle Marche (anno XVIII N. 304) parlando del Canto a Giacinto Cestoni che il Tamburini lesse fra gli applausi degli astanti e fra una schiera di illustri scrittori come il marchese cav. Cesare Trevisani, il signor Argemiro Gustavo Morelli, il signor F. S. Felici ed altri noti nella repubblica letteraria, si esprime in questi termini: II Tamburini lesse un canto nel quale ci ha confermato anche una volta la sua valentia di infaticabile ed ottimo scrittore.

Dopo gli splendidi giudizi della stampa italiana, qui riportati, si potrà facilmente avere un'idea degli scritti, dell'operosità, e del buon volere del Tamburini. Citeremo piuttosto i giornali nei quali collabora attualmente, tralasciando quelli nei quali ha scritto, perchè sarebbe lungo l’enumerarli.
Il Tamburini scrive, assiduamente, nella Capitale e nel Fascio di Roma, nel Progresso di Treviso e nel Progresso di Piacenza, nella Bandiera Italiana di Montevideo e nell'Epoca. Contemporaneamente prepara — per le appendici d'un giornale — un romanzo che desterà un vivo interesse.

Sotto il trasparente anagramma di Nita Umbri collabora in vari giornali letterari ed educativi.