Giulia Centurelli – 12 Poesie

[Testo tratto da “Lettere e poesie per una rivoluzione” – Bruno Ficcadenti]

 

(a Pio IX)

 

Carnefice de' figli

Un padre è diventato

Oimé così spietato

No, non si può trovar!

Esiste pur quest'uomo,

Questa belva snaturata

Che l'Italia ha soggiogata

Che i suoi figli rovinò!

Quello che un dì mostravasi

Al mondo per modello

Oggi è quello

Ch'empie il mondo d'orror!

 

A mia madre

 

O madre nel ciel

Vivi beata

Quel Dio ch'adorasti

Un posto ti die'

Ai buoni s'addice

Gli scanni celesti

Ma i tristi calpesti

Di pluto il terren

Deh prega l'Eterno

Deh prega i Celesti

Che in terra non resti

Che voti al tuo sen.

 

Alla primavera del 1854

 

O primavera

Che già t'avanzi

Piena di riso

Di gioia e fior

Deh che il viso

S'abbelli o cara

 Di qualche fior

Più caro ancor

Che sia fior

Nuovo nuovo

Dei tiranni

Distruttor.

 

La Santa Guerra

 

Fra le nubi che il ciel covre benigne

Per nasconder a lui l'atroce scena

Fiere, fantasme nel cor sanguigne,

Scorrono il ciel, e par che Dio le mena.

Queste furo del mondo alme benigne

Che il ben compirò senza perder lena

Ma del lupo pastor fiere e maligne

Le branche gli colpì, che a morte mena

Ma pria che il corpo fosse offeso in terra

L'alme loro nel ciel eran salite

E s'incontrar con Lui che mai non erra

Fratelli nel martìr a me venite

Pel vostro sangue in ciel si chiede guerra

E guerra guerra giù nel mondo udite.

 

Ad una donna datasi allo straniero

 

Di Dio la vendetta

Sul capo ti sta

Tu sei maledetta

Rimedio non v'à

Al seno un tedesco

Stringesti spergiura

L'eterna sciagura

Su te piomberà

In te maledetti

I figli saranno

Maggiore del danno

La pena sarà!

 

Il Sogno

 

La notte più bruna

Che fece il Signor

È priva di luna

È piena d'orror.

Natura sdegnata

Se' tu co' mortali?

Tu libra su l'ali

Ricorri al fattor

Ma togli al bel lume

Quell'orrido velo

Che tutto d'un gelo

Già il cor m'investì.

 

Il Sospiro della Patria

 

Langue il sole ed il suo viso

Non è un viso come un dì

È il sospiro della patria

Che dal cielo ci favella

Fra il dolore sei più bella

Prima figlia del Signor

Oh l'Italia, Iddio creava

Suo conforto sua letizia

Diegli in dono la giustizia

Per sua dote gran valor

Vide l'aquila bifronte

Questa terra sì ferace

E nell'alma sua rapace

Di distrugger decretò.

 

Ai patri colli

 

Che ti trattiene

Le molli erbette

Le dolci scene

Ovvero quel santo

Di patria amor

O Pan l'amena

Vallicella

Ch'è tanto cara

Se il sol l'abbella

O se la luna

Risplende in ciel?

E ben se un tanto aspetto

Ti stringe al patrio lare

Perché non pingi il mare

Che innanzi a te si sta?

Pingi siccome Iacopo

Dipinse Recanati.

 

Trono di sangue e Trono di pietà

 

Ben dicesti di costoro

Che di tutto san far gioco

Che comprar credon con l'oro

Fan d'orrore il santo foco

La politica lo vuole

Dicon essi e basta allora

Se la madre se la prole

Vi perisse pera ancora

Che vai trono se non posa

De' mortai sul dolore!

Fosse pur infame cosa

Che pareggia il suo splendore

Se di sangue non è asperso

Se di pianto pien non è

Che varrebbe l'universo

Anche sotto il mostro pie'

Così essi; ma quel sire

Che dal trono di pietà

Vede il pianto e vede l'ire

Dell'oppressa umanità

Alle mani benedette

Del suo popol fiderà.

Quelle sante e pie vendette

Che sui Regi far vorrà.

All'Italia

 

Italia risorgi

Ti cingi d'alloro

Riscatta gli onori

Del prisco valor

Ritorna gli esempi

De' padri famosi

Discaccia i riposi

Del patrio disdor

Gl'infami stranieri

Dai fieri sembianti

Gli affetti più santi

Ti viene a turbar

E cupi spegnendo

Le spiate riscosse

Con fiere percosse

Ti credon domar

Quel foco che un giorno

Scaldavati il seno

Or proprio vien meno

Che tanto ne cal!

All'opre ritorna

Rinnova gli agoni

E di' a' tuoi padroni

Più cincer non vai

All'opre ritorna

L'italiche genti

A tutte le menti

Ritorna il pensier

Se il popolo vuole

È giunto il riscatto

Invano con patto

Si stringono ire.

 

La Donna italica

 

Bella innocente e umìle

La sua sembianza avea

La sua parola utile

Di rado fea sentir

Era d'amore un riso

Lo sguardo suo celeste

Scorgeasi nel suo viso

Dell'etere un pensier

Pensier che in lui si crea

Siccome a lui s'addice

Che tanto l'uomo bea

Ma che non sa capir

Tanta bellezza avea

In fior di gioventute

E tanta in cor chiudeva

Fiamma di santo amor

Che tutte in cor le pene

Sentia degl'infelici

Voleva a tutti il bene

Che vuolsi ad un fratel

Odiava tanto il fasto

De lo stranier crudel

Che aveva il nome guasto

Di patria e libertà.

 

La Speranza

 

Non disperar cuore mio

Viltade è il disperar

Fatti coraggio

Figlio d'Italia sei

Tu l'avvilisci allor

Se in cor disperi      

È bella una speranza

Per chi sempre soffrì

Mio Dio, s'è ver ch'accetti

Fra gli altri fiori il pianto

Mira, ne verso tanto,

Abbi di me pietà!

Fra le siepi e i ruscelletti

Io passeggio ad occhi chiusi

Fra quel verde candidetti

Ecco appar due gelsomini

Che del lor soave odor

Par m'invitino a fruir

Che la sorte è ben funesta

D'un sì vago e caro fior!

E solleva al ciel la testa

Ma quel sol l'abbatte; ei muor

E sul tremulo suo stelo

Si ripiega ad appassir

Il tuo fato al fato mio

Rassomiglia fior gentile

Ma agli affanni danna Italia

De' begl'anni in su l'aprile

Ogni speme in me s'estinse

Salvo quella di morir.