Camogli

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E' un caratteristico borgo marinaro della Riviera di levante, situato sul versante occidentale del Promontorio di Portofino, in una conca ricca di ulivi e agrumi, affacciata sul Golfo Paradiso.

Il nucleo medievale, con le sue tipiche, altissime case, appoggiate l’una all’altra, vicoli in salita, gradini e portici, circonda il porticciolo; la parte moderna si adagia sul declivio delle colline che incombono sull’abitato.

Ruta è nell’interno e comprende numerose villette sparse ai lati della via Aurelia e sul pendio sottostante, in vista del Monte di Portofino (610 m).

Il turismo rappresenta una buona risorsa per quei camogliesi che non svolgono altrove la propria attività a Genova oppure sul mare, come pescatori o come equipaggi della marina mercantile per la quale il famoso Istituto Nautico ‘Cristoforo Colombo’ (fondato nel 1874) prepara gli ufficiali.

I più antichi frequentatori del territorio furono tribù di Liguri Tigulli che nella recente età del Bronzo (Xlll-Xll sec. a.C.) stabilirono un villaggio difeso d’altura (un ‘castellaro’) sopra lo sperone roccioso che precipita in mare a levante dell’attuale abitato (ora incluso nel parco dell’albergo Cenobio dei Dogi).

Prima della conquista romana era abitato dai Casmonati da cui, sembra, derivi il nome. Fino a dopo il 1000 fu sotto il dominio dei vescovi di Milano.
Nel XII sec. a difesa di Camogli fu eretto il
castello di Dragonara, assalito e distrutto da Galeazzo Visconti e Nicolò Fieschi (1366) e dai partigiani del duca di Milano (1438).

Centro di traffici sul mare, si hanno notizie del suo porto fin dal 1158; la sua marineria si affermò a partire dal 1700 sino all’inizio del 900.
Camogli, ‘borgo dei mille velieri’, centro naturale di comandanti, marinai e pescatori vide nascere nel 1853 la prima ‘
Associazione di Mutua Assicurazione Marittima Camogliese’, voluta dai comandanti Erasmo Schiaffino e Giuseppe De Gregori, il cui statuto tu preso in seguito a modello dalle grandi compagnie assicurative italiane ed estere.

Il castello Dragone, su uno scoglio presso il mare, risale al XII sec., ma è stato più volte ricostruito di esso rimane una massiccia torre quadrata, sede dell’Acquario del Tirreno, il quale comprende oltre venti grandi vasche direttamente alimentate dall’acqua del mare, con l’efficace presentazione della flora e della fauna ittiche nei rispettivi habitat.

MONUMENTI

Di origine medievale (Xl sec.), ma anch’essa mutata da numerosi rimaneggiamenti, è la Parrocchiale dell’Assunta, ripresa ancora nel 1826.
Nell’interno, a tre navate, si conservano una ‘Deposizione’ di
L. Cambiaso e lavori sei-settecenteschi dei pittori B. Castello e C. Baratta e degli scultori F. Ravaschio e F. Schiaffino.

Il teatro comunale è stato edificato, con quattro ordini di palchi, nel 1874.
Un
dipinto seicentesco di C. Dolci, con cornice marmorea coeva di Schiaffino, è nella chiesa ottocentesca di San Rocco.
La
tradizione marinara locale rivive nel Museo MarinaroGio.Bono Ferrari’. Il museo possiede numerosi oggetti e documenti donati da famiglie camogliesi, che illustrano vari aspetti della marineria locale dal 1798 al 1918, ed è dotato di una biblioteca specializzata.

Vi sono esposti quadri, stampe ed ex voto relativi a velieri camogliesi; attrezzi di bordo e per la costruzione delle navi, orologi solari e strumenti per la avigazione, modelli di varie dimensioni e documenti diversi.
Notevole un
reperto bronzeo di età romana, forse un boccaporto, e il rivestimento di un’ara. Una sezione del museo ospita ricordi e cimeli garibaldini.

La biblioteca civica ‘Nicolò Cuneo’ è ricca di 40 000 volumi.

I materiali archeologici venuti alla luce nel territorio sono esposti nel Civico Museo Archeologico. La maggior parte degli oggetti esposti proviene dal castellaro preromano e comprende frammenti ceramici, pesi da telaio e fusaiole, macine e macinelli, che testimoniano la vita e l’economia di quelle antiche popolazioni.

La chiesa di San Nicolò a Capodimonte, sulla mulattiera per punta Chiappa, è di costruzione romanica, anche se la tradizione la ritiene innalzata su una cappella voluta dal Vescovo San Romolo nel 345.

Già esistente nel 1140, edificata in pietra ad una navata con transetto a tre absidi, di cui solo quella centrale sporgente all’esterno, essa è stata restaurata nel 1870 dopo l’abbandono del XVI secolo, recuperando le strutture e i motivi decorativi originari (affreschi antichissimi fra cui una raffigurazione della ‘Stella Maris’, nell’interno).

Del XIII sec., restaurata nel 1907, è la chiesa vecchia di Ruta, sulla strada per San Martino di Noceto, che ha un’abside semicircolare decorata da archetti pensili.
La parrocchiale di questo centro, edificata nel XVII sec., custodisce una
tela attribuita al Van Dyck.

Del 1634 è il Santuario di N.S. del Boschetto, che conserva una tavola cinquecentesca e più di 300 ex-voto di carattere marinaro (‘Crocifisso’ del Maragliano nel vicino oratorio).

Il porticciolo, col molo orientato a nord-ovest, dispone di bassi fondali ed è sicuro soltanto nel bacino interno, solitamente affollato di pescherecci e di altre imbarcazioni.
E’ attrezzato per riparazioni agli scafi di legno.
Notevoli i trasporti marittimi, locali e turistici, nel
golfo Paradiso.

FESTE

Il Patrono è San Fortunato, con festa la seconda domenica di maggio e Sagra del pesce.
Rassegna dei vini
liguri a
San Rocco (giugno).
Processione di barche della
Stella Maris a punta Chiappa (prima domenica di agosto).
Premio fedeltà del cane (16 agosto)


San Fruttuoso


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Una leggenda narra che Giustino e Procopio, due discepoli di San Fruttuoso, vescovo spagnolo martirizzato, fuggiti in barca dalla Spagna nel 259 d.c. con le ceneri del maestro, furono gettati da un fortunale nel seno più riparato del Monte di Portofino.

Qui, secondo quanto era stato loro predetto, li accolsero tre leoni, che tracciarono con le zampe sul terreno i limiti della chiesa che dovevano costruire, e che difatti poco dopo venne eretta in onore del santo martire.

I dati storici disponibili assegnano invece la fondazione del primitivo monastero di San Fruttuoso di Capodimonte all’anno 711, quando le ceneri di San Fruttuoso vi furono realmente portate dal vescovo di Tarragona, Procopio.

Dopo le distruzioni saracene del X sec., l’insediamento religioso fu ricostruito dai benedettini nel 984, i quali ricevettero in donazione da Adelaide, vedova dell’imperatore Ottone, parte del territorio del Monte con diversi privilegi.
Il monastero crebbe presto d’importanza e di prestigio. Nel XII sec. possedeva diverse chiese e terreni nel Genovesato i monaci ricevevano dai pescatori locali quantità fisse sul pescato.


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Nel XIII sec. il complesso monastico, trasformato in Abbazia secolare, fu ingrandito dalla famiglia Doria, cui era stato concesso il privilegio di seppellirvi i suoi morti.

L’ammiraglio Andrea Doria fece costruire nel 1550, periodo delle incursioni barbaresche, la torre quadrata che sovrasta il complesso abbaziale di San Fruttuoso, e provvide anche a rinforzare l’abbazia.

Oggi l’edificio abbaziale si presenta su due piani, sostenuti da quattro arcate, aperto sulla facciata con grandi finestre a trifora, affiancato dalla chiesa del X secolo a tre navate, coperta dalla torre poligonale con la grande cupola in ardesia. Il piccolo chiostro, su due piani, è pure sorretto da pilastri, chiuso da due ordini di portici (con colonnine e interessanti capitelli), di cui il superiore forse cìnquecentesco; sotto di esso è la cripta, con le tombe dei Doria collocate dal 1275 al 1305 sotto archi retti da tre coppie di colonnine.

Sul lato a mare del chiostro vi è una polifora a otto luci, chiusa quando da questa parte fu aggiunto il nuovo convento.

Il sepolcreto accoglie sei spoglie di membri della famiglia, più quella della popolana Maria Avegno, annegata nel 1855 nel nobile tentativo di prestare soccorso ai naufraghi di una nave da guerra inglese.

La chiesa, il chiostro e l’abbazia presentano fasi costruttive che vanno dall’Xl al XVI secolo. Vicino all’abbazia si è sviluppato un piccolo borgo di pescatori (già esistente in epoca romana), che completa il fascino di una delle baie più belle del mondo.

L’intero complesso monumentale e la torre sono stati donati nel 1983 dalla famiglia Doria Pamphili di Genova
al Fondo per l’Ambiente Italiano
FAI allo scopo di sottrarlo ad appetiti speculativi, di restaurarlo
e destinarlo alla sua valorizzazione e alla fruizione pubblica.

Di poco posteriore al 1550 è la torretta costruita a ponente della baia, sullo sperone che la separa dalla Cala dell’Oro.

Nella frazione di Ruta di Camogli, presso l’ Albergo Portofino Vetta, ha sede il Museo del Monte di Portofino, formato da oltre 400 affreschi appartenenti all’epoca bizantina, gotica e rinascimentale, e da alcuni pregevoli dipinti, fra cui il ‘Cristo incoronato’ (1465) attribuito ad Antonello da Messina e la ‘Madonna con Bambino’ (1460) di B. Bembo. Il museo è di proprietà privata ed è visitabile su richiesta.


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