Le Feste di Luglio

 

Le feste dedicate alla Patrona, conosciute come Feste di luglio, si svolgono in tre giorni, l'1, il 2 e il 3 luglio, giorni nei quali i vari Sestieri cittadini danno vita a spettacoli pirotecnici notturni.

Ogni anno, a rotazione, viene scelto un sestiere cui affidare il compito di rendere onore alla Madonna, specie nel famoso Panegirico di Mezzogiorno.

La mattina del 1° luglio, alle 8 in punto, i due sestieri estratti a sorte con colpi fragorosi (detti reciammi - richiami), effettuati da mortaretti liguri, salutano la messa in cassa (ossia quando la statua d'oro e argento della Madonna viene posta sull' arca argentea). Intanto dalle postazioni sul lungomare i restanti quattro sestieri salutano con ventun colpi di mascoli per rendere il loro saluto.

Di sera, dopo i vari saluti dei sestieri (detti sparatine) i fuochi d'artificio illuminano lo specchio acqueo rapallese. In attesa dello spettacolo pirotecnico vengono posizionati in mare i lumini o lumetti rapallesi (piccoli oggetti cilindrici in carta resistente contenenti un lumino di cera acceso).

Il giorno seguente l’anniversario dell'Apparizione, a mezzogiorno il sestiere di turno organizza il cosiddetto Panegirico. Sul lungomare Vittorio Veneto si posizionano i mortaretti o mascoli liguri (a Rapallo detti anche ramadan, ovvero gran fragore) e dopo l'accensione dei botti un denso fumo invade il litorale rapallese.

Particolarmente suggestiva è la serata conclusiva del festeggiamenti, il 3 luglio, quando una lunga processione composta dai portatori di Cristi e dall' Arca argentea con la Madonna di Montallegro attraversa il centro cittadino.

Di particolare resa spettacolare è infine lo scenografico incendio del Castello sul mare, ovviamente simulato e dal valore prettamente simbolico, per il quale si utilizzano fumogeni rossi e fuochi che si aprono a cascata sul mare.

 

Il Panegirico

Viene acceso ai rintocchi delle dodici, ogni due luglio, con attenzione maniacale al rispetto del suo orario storico-tradizionale. Di norma, l'organizzazione spetta ciclicamente a tutti i Sestieri, secondo il turno dei Reciammi: di anno in anno, l'onere e l'onore organizzativo interessa San Michele, Seglio, Borzoli, Cerisola, Cappelletta, Costaguta e... così via, ricominciando da San Michele.

Non dimentichiamo il rito dell' "Andare a turno", cioè raccogliere le offerte. È una delle ritualità più antiche legate alla festa e coinvolge tutti i volontari, dai più giovani agli anziani, che, a partire dal 23 maggio e fino al 3 Luglio, si recano casa per casa con la "sacchetta" per chiedere un obolo per i fuochi.

 

I Mortaletti

I mortaletti furono importati, dalla Sicilia, si dice, da un certo signor Pescia, commerciante di cereali che trasportava a mezzo di velieri da Palermo a Rapallo grano, avena, fave, vino, agrumi ecc. Questo signore aveva sposato una della famiglia Fontana, allora proprietari dei caseggiati di piazza Orientale o da Basso (l'attuale piazza Garibaldi), uno dei più ricchi casati di allora.

Portò anche in Parrocchia il culto di S.Rosalia e di S.Lucia che nel XVII secolo furono proclamate compatrone dell'attuale basilica. Dunque i mortaretti furono portati nel detto secolo, mentre i "fuochi" si conoscevano già.

I mortaletti erano, fino alla fine dell'Ottocento, di ferro, ma successivamente i sestieri, man mano che avevano risparmiato qualche soldo, li sostituirono con una miscela di ghisa, materiale più sicuro.

 

I Lumetti "Rapallini"

Già Agostino Molfino parla dei lumini galleggianti posti nello specchio acqueo, la cui invenzione è attribuita dal canonico Stefano Cuneo a un anonimo sacerdote.

Il metodo e gli ingredienti per la loro fabbricazione furono (e sono tutt'oggi) gelosamente custoditi e costituiscono per gli spettatori un suggestivo mistero.

In realtà i lumetti rapallini sono confezionati a mano, ripiegando rettangoli di carta colorata, ripiegata a mo' di barchetta, al cui interno è colato grasso fuso e cera che arde grazie a uno stoppino, posto nel centro, che si accende al momento della posa in mare.

Oggi a tradizione sopravvive grazie al merito di poche famiglie e di alcuni appassionati, che le hanno affiancate. Per i festeggiamenti del 1939, secondo centenario della proclamazione della Madonna a Patrona del Capitaneato rapallese, furono posti in mare ben settemila lumetti.

 

La Processione e i "Cristi"

Una delle principali attrattive delle feste di luglio è costituita dalla Processione della sera del 3 luglio, durante la quale l' Arca Argentea della Madonna viene trasportata nelle principali vie cittadine.

Nella processione, fra tutte le componenti che la animano, si segnalano soprattutto i "portatori di cristi". I Crocifissi sono in genere da cinque a dieci; i più pesanti arrivano sui 170 Kg.

I "portatoei" avanzano lentamente in cappa bianca e il " tabarrin" con i colori della Confraternita a cui appartengono. Ogni tanto la processione si ferma, perchè si fanno avanti gli "stramoei" , cioè le persone che operano il trasferimento del Cristo da un portatore all'altro; è il momento più difficile e pochi lo sanno.

Gli stramoei sono i più forti. Essi con una mano sul calcio e l'altra sul chiodo, con uno strappo molto deciso sollevano il corpo del cristo e lo posano nel "crocco" del nuovo portatore, cioè in quella tasca di cuoio sorretta al cinturone e dalle bretelle, in cui si colloca il calcio del Cristo.

La tradizione delle Confraternite e dei Cristi è ancora molto forte in tutta la Liguria e continua a resistere al tempo e al mutare delle usanze e dei costumi.

 

L'Apparizione

È venerdì 2 luglio 1557, Giovanni Chichizola, popolano di S. Giacomo di Canevale o, secondo altri, di Coreglia (piccoli centri dell'entroterra rapallese), tornando da Genova dove era andato a vendere suoi prodotti, si ritrovò sul monte Leto (monte di Ponzema) pare a guardare - come sogliono dire i pastori - il suo bestiame, forse lasciato in custodia a questi, che ne radunavano di vari padroni custodendoli per essi.

Era di primo pomeriggioe il caldo era grande. Per questo e per la stanchezza del lungo viaggio - un mezzo centinaio di Kilometri. - Giovanni Chichizola sentì il bisogno di fare una breve sosta all'ombra di un modesto sperone di roccia e si addormentò.

Nel risvegliarsi da un breve sonno ristoratore, vide poco distante, quasi a ridosso di una sorgente di acqua freschissima, una “Tavolina” su cui era raffigurato il Transito di Maria SS. Si tratta di una tavoletta in legno di pioppo, delle dimensioni modeste di cm. 18 x 15, incavata ad arco nella parte superiore e nella quale, come è stato notato, erano rilevabili già quattro secoli addietro, i segni del tempo e qualche tarlatura, ma che non ha conosciuto poi ulteriori corrosioni e oggi si presenta in tutta la vividezza dei colori originali. Da alcuni fu attribuita a S. Luca evangelista, da altri a S. Luca eremita vissuto nell'XI secolo; e a quest'epoca l'attribuisce la perizia effettuata durante un recente restauro.

Ignorando il prosieguo della strana avventura che già gli sconvolge la quotidianità, il poveruomo tenta di capire le strane figure che l'Immagine esprime, ma inutilmente. La pietà popolare, invece, non tarderà a decifrare l'Immagine donata; e nella "Dormizione" leggerà la ferma decisione di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, di essere ospitata là, dove è più difficile accogliere le prove di un'esistenza segnata dal dolore.

Il "Quadretto", così lo chiameranno i rapallesi, si rivelerà presto Segno e mediazione misteriosa di un affettuoso e provvidenziale proposito di Maria, madre di Gesù: sostare definitivamente sul monte che sovrasta Rapallo. Dopo l'Evento il monte sarà chiamato Monte Allegro.

 

Il Quadretto

L'immagine venerata è una tavola greco-bizantina, su cui sono raffigurati il Transito della Madonna nell'abbraccio della Santissima Trinità, che ne accoglie l'anima, espressa quest'ultima nelle fattezze di una bimba. Un'aureola d'oro circonda il viso della Madonna.

L'icona è incastonata in una cornice d'argento del 1743, ed è collocata sopra l'altare maggiore del Santuario. Il misterioso quadretto, ritrovato sul luogo dell'apparizione, illustra la "dormitio" della Vergine Santa. Nella dolcezza della raffigurazione manca completamente qualsiasi elemento realista. I personaggi sono rappresentati in un atteggiamento fisso ieratico.

La corporeità è “sottilizzata”; l'espressione dei volti è come trasfigurata in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, poiché essi appartengono già al mondo celeste e sono rivestiti, a somiglianza del Cristo, di un corpo incorruttibile. I gesti e i movimenti sobri suggeriscono l'immobilità del riposo in Dio.

Secondo la tradizione ricorra infatti non si limita a raffigurare il divino, ma ne è essa stessa come imbevuta.

 

La Sparata dei Ragazzi

La sparata dei ragazzi all'origine si teneva quando l'arca della Madonna si trovava sul ponte San Francesco; era nel greto del torrente perché non era stato ancora coperto.

Poi i ragazzi, risparmiati pochi soldi, davano fuoco ai mortaretti, magari rubati ai sestieri durante le sparate, e salutavano così a loro modo la Madonna. In seguito si fecero in comitato e, andando a questuare, la sparata divenne una delle più belle attrattive.

Alla fine di questa bella e lunga sparata si alzano dal castello centinaia di razzi dai colori variopinti che si spargono nel cielo e la gente al seguito della processione applaude a lungo.

 

*          *          *

Torno a Casa