GILARDI Pier Celestino

(cliccare sulle foto per ingrandire)


Autoritratto giovanile
(Collezione privata)
 
Le sue Firme

Monumento 
a Campertogno

Alcune
Opere

 

Catalogo Bolaffi
Arte Italiana '800 Vol 4

   
Affreschi della
Sindone e della Morte di San Francesco
Cappelle 41 e 42 - Sacro Monte di Varallo
 
  "A visit to the Gallery"
The University of Michigan Museum of Art
Articolo tratto dal mensile
"IL VARALLINO"
 

L'8 ottobre 2005 è stato organizzato un 
Convegno
a Campertogno  
sulla figura e le opere di Pier Celestino Gilardi 


Gli Atti del Convegno
.

La Pittrice Irene Mazza Gilardi figlia di Pier Celestino

     

Pittore (Campertogno 1837 - Borgosesia 1905) discendente da una famiglia di valenti scultori in legno, fu uno dei più ammirati pittori della Torino fine Ottocento. (si veda la genealogia semplificata degli artisti Gilardi)

La formazione varallese sotto il Frigiolini e la tradizione familiare l’avviarono dapprima alla scultura ed all’intaglio in legno ed in avorio, in cui lasciò alcune opere come: una Madonna in cera, un Cristo in legno, un Putto dormiente, un Prigioniero, i busti lignei di Garibaldi e di Cavour e quello in avorio di Pio IX.

Ma come il conterraneo Gianoli non fu contento fino a quando nel ‘60 poté frequentare l’Accademia Albertina dove ebbe per maestro Andrea Gastaldi.
Vinta poi la "Pensione Caccia", poté completare gli studi per ben cinque anni, due a Firenze e tre a Roma; nel ‘70 gli fu assegnata da Quintino Sella la cattedra di disegno e plastica nelle scuole professionali di Biella; tre anni dopo venne chiamato dal Gastaldi come insegnante aggiunto all’Albertina; nell’83 ne fu nominato professore di disegno e nell’89 in fine, succedette al Gastaldi stesso nella cattedra di pittura.

Iniziò la sua carriera con soggetti storici, molto di moda in quel momento; La morte di Andrea del Sarto del ‘63 fu il primo suo lavoro che lo rivelò al pubblico come fedele allievo del Gastaldi; seguì l’anno successivo Bruto aspetta l’ora della congiura di accademica severità, poi il Machiavelli in carcere.

Intanto il suo gusto si andava orientando verso altri soggetti. Il nonno in pensieri del ‘66, l’Offerta del ‘68, Una partita alla morra, che figurò all’Esposizione Internazionale di Londra del 1874 e fu acquistata a Torino da Vittorio Emanuele II, ecc.., temi che denotano ormai la sua predilezione per i quadri di genere, in cui la sua arte trovò l’espressione più genuina, sorretta da una narrativa gustosa, ma soprattutto da una fine e piacevolissima arguzia; ed è con questi soggetti che egli conquistò e mantenne per tanti anni le simpatie del pubblico italiano ed estero in moltissime mostre nazionali ed internazionali.

Scenette felicemente umoristiche, come Peccato di desiderio del ‘76 (Galleria d’Arte Moderna di Torino), studi accurati di costume, come Fra l’antico ed il moderno (1877) e Fra pipa e bicchiere del ‘79; gustosi quadretti come La presentazione ufficiale (1880), o Dopo la questua; soggetti spiritosi o lievemente scanzonati come Et ne nos inducas in tentationem, non potevano far a meno di piacere ed interessare la borghesia di fine secolo; e l’elencazione potrebbe continuare con Al Kirie (Galleria d’Arte Moderna di Torino), Benedizione all’aria aperta, Gli architetti della parrocchia, tutti dell’80, Sbadataccio, pure alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, per giungere alle più note: Tra ferro e fuoco del 1891, Festa all’ospizio e Stampa curiosa.

Gli attori poi che compaiono in questi quadri sono di preferenza frati e vecchi, studiati con profonda attenzione e fine psicologia.
Un accurato e coscienzioso studio di teste senili è anche il famoso
Hodie tibi cras mihi (1884), l’opera più celebrata e ammirata del Gilardi, acquistata da re Umberto e donata alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.

Due soggetti a parte si possono considerare il Renaiuolo e la Canzone di primavera della Pinacoteca di Varallo, due ampie tele ricche di colore e di vita (bellissimo lo sfondo della prima) dove le figure s’inquadrano felicemente nel paesaggio (d’un verismo più romantico e borghese, ma fortemente sentito, la seconda).

Assai notevoli sono pure i ritratti che il Gilardi eseguì in gran numero, anche se d’un verismo accentuato. Tra essi quello di Giovanni Gnifetti nella sede del CAI di Varallo, del Grand'Uff. Calderini, della Signora Billia nella Pinacoteca di Varallo, dei Fratelli Fassò ecc.. ne sono chiaro e significativo esempio. Anche numerosi sono gli affreschi di soggetto sacro.

Se ne conservano in Francia ed in Svizzera, a Reggio Emilia e nel camposanto di Milano; ricordiamo quelli eseguiti in Valsesia, nella collegiata di Borgosesia, a Campertogno, a Cravaliana; quelli un po’ leziosi nella Cappella di S. Giuseppe della basilica del Sacro Monte, lo sfondo della cappella della Sindone e particolarmente la Morte di S.Francesco sotto il portico della piazza maggiore del santuario, in cui i vecchi frati formano ora, non più un elemento di umana divagazione, ma di mistico e religioso raccoglimento.


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